Nei dintorni della tenuta

UN PO’ DI STORIA

Nel cuore della Tenuta, su uno sperone di tufo a strapiombo sul torrente Castiglione che oggi segna il confine tra Lazio e Toscana si erge il rudere di un antico baluardo medioevale conosciuto come “Roccaccia”. Castel Iuliano (o Julo in longobardo), appartenuto alla Terra Giuniccesca, è divenuto il simbolo dell’Azienda, caratterizzato da un colombaio a celle ogivali, dai resti di due fossati, da un pozzo e dalle “pestarole” che testimoniano che in queste campagne ondulate si coltivano viti da secoli e si produce vino secondo una lunga tradizione.

Le “pestarole” disseminate nelle immediate vicinanze della rocca sono piccole vasche di forma rettangolare scavate nel tufo che servivano per pestare l’uva. Il liquido usciva da un foro praticato alla base e veniva raccolto in recipienti di legno o di terracotta.

Esplorare il rudere della Roccaccia che dall’alto di un sperone di tufo raggiunge il cielo è come viaggiare in un antico passato al tempo in cui il torrente Castiglione segnava il confine tra Stato Bizantino e Stato Longobardo. I resti di questa fortezza di controllo territoriale sorgono a dominare la vallata delle sorgenti della Nova, seminascosti da una folta vegetazione che digrada lungo i versanti scoscesi e le gole a strapiombo scavate dai corsi d’acqua. Addentrarsi in questo antico mondo, tra i più belli della Toscana, ricco di bellezze naturalistiche e culla di antiche civiltà, nel cuore selvaggio della Maremma, accompagnati dal fluire incessante delle acque, è un’esperienza intensa, un’emozione unica che si porta via e non si dimentica.

PASSEGGIATE CONSIGLIATE

Nei pressi dell’azienda si segnala l’abitato protostorico di Sorgenti della Nova di grande interesse storico e naturalistico, risalente ad una cultura pre-villanoviana (1100 a.C.) sviluppatasi prima della comparsa degli etruschi. Sulla cima e sui versanti del poggio rupestre sono stati riportati alla luce un insieme di grotte, basamenti di capanne, opere idriche, forni, aree templari e una vasta tipologia di reperti e segni. Alla base del poggio tufaceo sgorgano da una grotta artificiale (risalente all’età del bronzo) le incontaminate acque sorgive del fiume Nova.

Di fronte alla strada per la Formica, segnalato da tre bandiere è situato il Museo Archeologico all’Aperto “Alberto Manzi” (visita a pagamento). L’area comprende la “Città dei Vivi” con le ricostruzioni delle abitazioni protostoriche ed etrusche, e la “Città dei Morti” con le necropoli del Gradone e di San Giovanni. All’interno di una tomba è possibile ammirare la ricostruzione della sepoltura di una coppia di sposi immaginaria Velthur e Larthia e il loro corredo funebre (piatti, oggetti di uso quotidiano e gioielli). I due settori sono collegati tra loro dalla Via Cava del Gradone lunga circa 750 m. Orario di apertura: dal primo di Giugno al 16 Luglio 2023 dal giovedì alla domenica 10-13 / 15-20. Dal 17 Luglio al 30 Settembre 2023 dal mercoledì alla domenica 10-13 / 15-20. Dal primo di Ottobre al primo di Novembre 2023 dal venerdì alla domenica 10-18.

Lungo le Vie cave etrusche del Gradone, della Madonna delle Grazie, di Poggio Cane, di San Giuseppe, dell’Annunziata, di Fratenuti… Le Vie cave sono ciclopici percorsi a cielo aperto di origine etrusca, scolpiti nel tufo, giunti fino a noi protetti dall’incanto del loro mistero. Camminare lungo le vie cave regala grandi suggestioni, è come addentrarsi nella nuda terra tra pareti vertiginose che rivelano simboli e incisioni in una natura avvolgente dal fascino primordiale.